So

So

Al quinto album da solista, Peter Gabriel si ricorda di dargli un titolo, anche se usa il minor numero di lettere possibile. Dove eccede in stringatezza, Gabriel però compensa in creatività, condendo una salsa molto saporita con i suoni dei vari continenti della world music, che diventerà il tema portante dei suoi futuri lavori. "Sledgehammer" e "Big time" sono i successi maggiori, anche perchè trainati da video originalissimi che passano di continuo in televisione. Pieni di invenzioni folli e di animazioni, sono tutto quello che "Don't give up" non è: stringato, essenziale, eppure anche questo memorabile, con il lungo abbraccio con Kate Bush, chiamata a fare la voce femminile nella canzone, che riempie lo schermo. "In your eyes" riceverà invece una grande spinta dal successo del film "Say anything", con la scena della serenata con la boombox di John Cusack. Oltre a queste, merita una sottolineatura "Red rain", trascurata perchè non aveva un grande video, ma forse la migliore canzone in assoluto dell'album di maggior successo di sempre di un genio della musica rock.

Disco dell'anno

Slippery when wet

Slippery when wet

Dopo due album non troppo fortunati, spingono tutti i pulsanti giusti e diventano la nuova sensazione del New Jersey John Francis Bongiovi e la sua band, Bon Jovi. Seguendo l'esempio del conterraneo Bruce Springsteen, i Bon Jovi fanno un rock senza fronzoli che parla di storie di tutti i giorni, in cui gli spettatori che seguono i loro concerti possono subito riconoscersi. Non guasta certo il carisma del leader della band, e il suo ascendente sul pubblico femminile. "Slippery when wet" (che fece anche clamore per una prima copertina molto audace, poi ritirata) è una specie di greatest hits del gruppo: "You give love a bad name", "Livin' on a prayer", "Wanted dead or alive" e la ballata romantica "Never say goodbye" sono da subito le canzoni di maggior successo della band e hanno rappresentato negli ultimi 30 anni il loro marchio di fabbrica. Da qui in avanti, la parabola di Bon Jovi sarà altissima e luminosa, fino a farne uno dei gruppi di maggior successo della scena musicale rock.

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Live 1975/85

10 anni di live per Bruce Springsteen

Sono dell'idea che un disco live non dovrebbe entrare in classifiche e liste, ma quando il live in questione è un triplo concentrato di energia, passione, sudore come questo, non si può fare finta di niente. Ci sono tutti i migliori 10 anni di Springsteen e della E street band, in questo torrenziale triplo, e, secondo me, niente della successiva, straordinaria carriera del Boss avvicinerà il furore sacro, l'energia spaventosa di queste esibizioni dal vivo, registrate in un arco temporale di 10 anni. E che il tempo passi lo si capisce dalle canzoni: "Thunder road", meravigliosamente resa sul palco, è del 1975, quando tutti erano giovani e dovevano dimostrare tutto, "Born to run" è del 1985, e il suono è quello molto più consapevole di un gruppo di persone che la storia del rock l'aveva già riscritta. Citare canzoni tra le altre 38 del disco è un esercizio di futilità, non c'è praticamente un momento debole, semmai merita un cenno "The river", con l'emozionante monologo di Springsteen che confessa al pubblico la sua travagliata relazione con il padre negli anni del Vietnam, quando era ancora un ragazzo ribelle con i capelli lunghi che non pensava nemmeno lontanamente di diventare il nuovo re del rock.

True blue

True blue

C'era il rischio di farsi male, per Madonna, a dare un seguito al successo galattico di "Like a virgin", e invece la signora Penn-Ciccone riesce nell'impresa di essere all'altezza del suo nuovo status di superstar con un album che ne svela le mille sfaccettature di camaleonte del pop, che sa reinventarsi e stupire con le sue metamorfosi. Non gli viene scomodo anche il recente matrimonio con Sean Penn, nel cui film "A distanza ravvicinata" trova posto il primo singolo di successo dell'album, "Live to tell". "Papa don't preach" suscita scalpore per le sue tematiche antiabortiste, "True blue" è forse il brano più azzeccato, con la sua giocosa celebrazione degli anni '50. "Open your heart" porta polemiche (e pubblicità), con il suo video che viene definito scandaloso, con Madonna nei panni di una ballerina sexy amica di un ragazzo giovane, troppo giovane secondo molti. "La isla bonita", infine, presenta un'altra anima di Madonna, quella passionale di ballerina di flamenco, in un altro video che spopola.

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Graceland

Graceland

Un inspirato Paul Simon realizza il maggior successo della sua carriera da solista con "Graceland", album in cui riesce ad infondere tantissime esperienze musicali in un tessuto di suoni africani, creando un caleidoscopio di colori in musica, uno stile che venne definito "worldbeat". Nonostante il successo di pubblico e di critica, con l'album vincitore di vari Grammy, la storia di "Graceland" rimarrà però anche quella dell'assurdo boicottaggio che subí, addirittura delle Nazioni Unite, che reputarono Simon colpevole di aver violato il "boicottaggio culturale" (ebbene si..) imposto a livello mondiale al governo razzista del Sudafrica, per aver collaborato con artisti sudafricani e aver più volte suonato nel paese, con Simon, illuso, che credeva che invece il suo lavoro servisse proprio allo scopo contrario, denunciare l'apartheid..

A kind of magic

A kind of magic

I Queen entrano nell'era del digitale con la colonna sonora non ufficiale del film "Highlander": sei canzoni del disco sono infatti parte del film sull'ultimo immortale con Christopher Lambert e Sean Connery. "A kind of magic" è il brano più famoso, grazie anche al video di grande impatto, "Who wants to live forever" l'altra canzone maggiormente ricordata, perchè quella più legata a momenti salienti ed emozionanti del film. "One vision", "Princes of the universe" e "Friends will be friends" sono gli altri successi del disco, che però non ottenne gli stessi numeri di altri lavori della band di Freddie Mercury, visto anche il livello di popolarità raggiunto grazie alla straordinaria esibizione dell'anno prima a "Live aid".

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Revenge

Revenge

David Stewart e Annie Lennox ottengono finalmente il successo commerciale dovuto al miglior duo musicale degli anni '80, il premio all'originalità, alla vena creativa di Stewart e all'incommensurabile voce di Annie Lennox, scintillante signora del pop rock. In un album che ha pochissime pause, spiccano ovviamente i due successi "The miracle of love" e "When tomorrow comes": quest'ultima ebbe forse una maggiore presa sul pubblico, ma "The miracle of love" realizza una meravigliosa fusione tra le parole di Stewart e la voce della Lennox, in quella che può tranquillamente concorrere al titolo di canzone d'amore più bella degli anni '80. "Missionary man" e "Thorn in my side" gli altri singoli di successo di un grandissimo album, un "must" per le discoteche dei migliori dischi del decennio.

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Licensed to ill

Licensed to ill

L'alba del rap, almeno di quello in versione bianca, di quello di genere legittimato, al punto di arrivare al numero uno delle classifiche di vendita e raggiungere quasi le 10 milioni di copie vendute, decolla sulla coda del Boeing 727 della copertina dell'album di debutto dei Beastie boys, un trio di newyorkesi che fà rime contro il sistema, come tanti loro "fratelli" dei ghetti neri. "You gotta fight for your right (to party)" li lancia e li rappresenta sin dal titolo, "Devi lottare per il tuo diritto" possono anche dirlo i Public enemy, ma poi loro non aggiungono che il diritto è quello di far festa.. "No sleep till Brooklyn" è l'altro grande successo del disco che ispirò migliaia di futuri rapper e musicisti hip-hop, trasformando un genere di nicchia in quello di maggior successo degli anni 2000.

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Paul Simon

Ai grammy, successo di Paul Simon, album dell'anno con "Graceland", e di Dionne Warwick, migliore canzone con "That's what friends are for". Agli MTV music awards, gli A-ha devono noleggiare un furgone per i premi vinti: 6 per "Take on me" e 2 per "The sun always shines on tv", rubando al contempo la scena ai Dire Straits, che però hanno il privilegio di vincere i due premi più importanti, "video dell'anno" e "miglior video di gruppo rock". I Berlin, campioni delle classifiche, vincono anche l'Oscar per la canzone di "Top gun", "Take my breath away".

Antonello Venditti

Nessuno in Italia può opporsi alla corazzata "True blue", ma l'anno è pieno di ottimi lavori di cantanti italiani: Antonello Venditti batte gli altri con "Venditti e segreti" e le storie del suo liceo, il "Giulio Cesare", Battisti è all'ultimo acuto con "Don Giovanni", "Se io fossi un angelo" di Lucio Dalla è il singolo dell'anno, "Adesso tu" di Eros Ramazzotti, vincitore a Sanremo, lo proietta tra i big. E a Sanremo ci sono belle canzoni snobbate dalla giuria (Zucchero penultimo con "Canzone triste", "Lei verrà" di Mango, "E' tutto un attimo" di Anna Oxa) e una canzonetta, "Il clarinetto" di Renzo Arbore, che rischia di vincere. Non serve Sanremo, a Gianna Nannini, per fare di "Bello e impossibile" il suo maggior successo, e addirittura non serve cantare in italiano a Spagna, regina della dance europea con "Easy lady". Tracy Spencer, creazione di Cecchetto, spopola con "Run to me", Joe Cocker rilancia la propria carriera con "You can leave your hat on", tema del film scandalo dell'anno, "Nove settimane e mezzo". Passa quasi inosservato "Rispetto" di Zucchero, nonostante contenga la stupenda "Come il sole all'improvviso", va meglio a Mina, scanzonata interprete di grandi successi altrui in "Si, buana". Arrivano anche in Italia i due grandi successi di Cock Robin, "The promise you made" e "When your heart is weak". "Lessons in love" dei Level 42 spopola, più da noi che altrove.

Il leader degli Europe

Parte il conto alla rovescia finale a cui nessuno può sottrarsi: "The final countdown" degli svedesi Europe è ovunque e a tutte le ore, cantato da tutti, quasi 30 anni dopo ancora motivo da stadio suonatissimo. "Rock me Amadeus" del rapper austriaco Falco ha quasi lo stesso successo di "Der kommissar", mentre il fenomeno "Top gun" lancia le vendite del tema del film, "Take my breath away" degli sconosciuti Berlin. Tutti gli estratti di "True blue" di Madonna sono numeri uno, i Pet shop boys trovano la grande hit con "West end girls". Guerra di band femminili: le Bananarama spopolano con "Venus", le Bangles rispondono con "Manic monday" e il tormentone "Walk like an egyptian". "True colors" rivela l'anima delicata della colorata Cyndi Lauper, Debbie Harry si svincola dai Blondie con "French kissin' in the USA". Elton John parla dell'amore ai tempi del Muro con "Nikita", i Rolling Stones si fanno aiutare anche dai cartoni animati per vendere "Harlem shuffle". Whitney Houston è in classifica tutto l'anno, con "How will I know" e "Greatest love of all", sua zia Dionne Warwick riunisce alcuni amici, tra cui Gladys Knight, Stevie Wonder ed Elton John, per realizzare la bellissima "That's what friends are for", canzone di sensibilizzazione sulla tremenda malattia dell'aids.

La compilation del 1986

La compilation

  • Terzo album per Janet Jackson

    Control

    Il terzo album da solista di Janet Jackson ha numeri che in famiglia solo Michael ha ottenuto: 14 milioni di copie vendute

  • The bridge di Billy Joel

    The bridge

    Il decimo album di Billy Joel contiene "This is the time", sigla della versione italiana della soap opera "Sentieri"

  • Le Bananarama

    True confessions

    La grande hit dell'album, "Venus", è una cover di una canzone del 1969 degli sconosciuti olandesi Shocking blue

  • Different light grande successo per le Bangles

    Different light

    "Manic monday" fu scritta da tale Christopher, pseudonimo dietro cui si celava l'ineffabile Prince

  • Polka party per Weird Al Yankowic

    Polka party!

    Nel nuovo delirio di Weird Al, un mix dei successi dell'anno in versione polka e "Living with a Hernia", parodia di "Living in America"

  • Secondo album per Cyndi Lauper

    True colors

    La canzone che dà il titolo al disco sarà riproposta da molti artisti e sarà il tema musicale delle Olimpiadi di Seul

  • Art of noise al successo

    In visible silence

    Gli sperimentatori Art of noise fecero diventare una star musicale il personaggio virtuale Max Headroom in "Paranoimia"

  • Parade di Prince

    Parade

    Nella colonna sonora del secondo film di Prince, il grande successo di "Kiss", programmatissimo in video

Gli altri successi del 1986

Clamorose vendite per gli Europe

Dopo l'Ikea e gli Abba, la Svezia invade di nuovo il mondo, stavolta con un gruppo di capelloni che azzecca uno dei riff più indimenticabili della storia del rock: "The final countdown" fa diventare eroi nazionali Joey Tempest e gli Europe, la risposta del vecchio continente a Bon Jovi. "Rock the night" e la romantica "Carrie" trascinano nei mesi successivi quello che sarà un trionfo ineguagliabile. Nei Genesis di "Selling England by the pound" suonava la batteria, in "Invisible touch" fà un po' di tutto Phil Collins: a moltissimi piace, a me meno, anche se non ho per i tre "superstiti" di Peter Gabriel lo stesso astio che ho per i tre che perpetuano il nome, ma solo quello, dei Pink Floyd post Roger Waters. Tina Turner gestisce benissimo il suo nuovo ruolo di sofisticata interprete di canzoni pop: "Break every rule" ottiene grande successo con i singoli "Typical male" e "Two people". Continua, invece, l'ascesa verso il successo dei R.E.M.: "Lifes rich pageant" è un album ancora molto sperimentale, ma meno criptico dei precedenti.

Dreamtime si ispira alle storie degli aborigeni australiani

Poco criptici sono i Metallica, re dell'hard rock, al grande successo con "Master of puppets". Molto più melodici gli Spandau ballet, che tengono viva la rivalità con i Duran Duran grazie a "Through the barricades". Gli Stranglers realizzano il sottovalutato ma bellissimo "Dreamtime", con "Always the sun", canzone di protesta contro il sistema che dice che c'è sempre il sole anche quando servirebbe un po' di pioggia. Gli Smiths sono il gruppo rock più cerebrale della scena, con "The Queen is dead", mentre a Lionel Richie poco importa delle previsioni del tempo e delle regine, "Dancing on the ceiling" si occupa solo di ballo sfrenato. Senza manifesti ideologici sono anche gli AC/DC, che in "Who made who", colonna sonora dello scadente "Brivido", tratto da un racconto di Stephen King, ripropongono alcuni dei loro maggiori successi. I Boston sono i paladini delle ballate rock e delle copertine a tema spaziale: "Amanda" è il grande successo di "Third stage", "Kiss", invece, quello di Prince.

Meteore di mezza estate

Tracy Spencer

Anche il 1986 é ricchissimo di avvistamenti di stelle di mezza estate. La premiata ditta Cecchetto sforna tre prodotti: Taffy, i Via Verdi, con "Diamond", e soprattutto Tracy Spencer. "Run to me" é un successo strepitoso, la vera hit dell'estate, e la simpatica, sconosciuta Tracy vince Festivalbar e telegatti a pioggia, per poi tornare nell'anonimato. L'italianissimo Den Harrow sforna il suo capolavoro(!), "Catch the fox". E Fox é il cognome dell'esplosiva Samantha, la super meteora dell'anno. Con la sua dirompente carica, le curve pericolossissime e gli ammiccamenti espliciti di "Touch me", conquista immediatamente il pubblico maschile, soprattutto quelli della fascia 13-18 anni. Samatha Fox I suoi passati da ragazza di pagina 3 di vari tabloid inglesi non fanno altro che guadagnarle ulteriori consensi. Dopo un'altra grande hit, "Nothing's gonna stop me now", sparirà dalla circolazione.

E successo di un'estate, anzi per essere piú precisi di un inverno, é "Holiday rap", di MC Miker G e Dj Sven (?), due sconosciuti rapper, tornati immediatamente al loro vero lavoro(?). Bruce e Bongo sono invece due zoticoni tedeschi che esaltano le imprese del loro Boris Becker nel tormentone dell'anno, la mitica "Geil". Doctor & the medics sfrecciano con "Spirit in the sky", e spopolano anche gli sconosciuti Picnic at the White house, con "We need protection". "The captain of her heart" é il solo grande successo della carriera di Double, cosí come "Looking for love" per Tom Hooker. Billy Ocean brilla di luce intensissima con "When the going gets tough", e se per caso vi ricordate anche i Cameo, quelli col sospensorio di lattice rosso, beh allora siete rovinati.. ma "Word up" era proprio forte!

Persi e ritrovati

Born sandy devotional

La copertina di Born sandy devotional

La musica australiana degli anni '80 si identifica soprattutto con due gruppi, gli INXS e i Men at work. Ma un altro gruppo, sconosciuto ai più, e ovviamente anche a me all'epoca 15enne, i Triffids (dal famoso film di fantascienza, "Il giorno dei triffidi"), ha realizzato quello che probabilmente è il disco più intimamente "down under" di sempre, questo "Born sandy devotional", che racconta la vastità e l'aridità di un ambiente unico al mondo, quello del deserto australiano. "Wide open road", la canzone migliore dell'album, è una specie di "Born to run", solo che qui la strada aperta che viene raccontata non porta a un domani di speranza, ma solo a un altro giorno in cui vivere la propria solitudine e disperazione, la stessa in cui visse il leader del gruppo, David McComb, morto nel 1999 per problemi legati alle sue moltelici dipendenze. Disco pieno di struggente bellezza, "Born sandy devotional" è uno di quegli episodi della storia della musica che mostrano la grandezza che poteva essere e mai è stata completamente, come nel caso di questi Triffids. Una gemma da scoprire per chi come me all'epoca non avrebbe potuto apprezzarlo.

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